MARCO SERAFINI AMICI

Simultanea Spazi d'Arte 2017 Firenze



https://www.lobodilattice.com/art/mostre-eventi/il-fascino-dellindefinito

http://www.firenzetoday.it/eventi/il-fascino-dell-
indefinito-.html


http://arte.it/mostra.php?id=43237

https://www.evensi.it/il-fascino-dellindefinito-simultanea-spazi-darte/225114499



IL FASCINO DELL’INDEFINITO

La nitidezza è un concetto borghese

(Henri Cartier Bresson)

Simultanea Spazi d’Arte, realtà curatoriale fiorentina ideata e diretta da Roberta Fiorini e Daniela Pronestì, entrambe critiche e storiche dell’arte, promuove, dal 14 al 25 settembre, la mostra Il fascino dell’indefinito, che vedrà coinvolti cinque artisti – Daniele Calvani, Nicole Guillon, Alessandro Lonzardi, Angiolo Pergolini e Marco Serafini Amici – con opere pittoriche, digitali e fotografiche.

A dispetto di un’epoca che, aiutata da strumenti tecnologici sempre più sofisticati, insegue la nitidezza dell’immagine scambiandola per garanzia di verità e di autenticità, il fascino dell’indefinito riserva emozioni ben più sottili e complesse. Se è vero, come diceva Cartier Bresson, che “la nitidezza è un concetto borghese” dietro cui si nasconde l’illusione di poter esercitare un pieno controllo sulla realtà circostante e quindi anche sulle emozioni e sui sentimenti umani, allora viviamo in una società decisamente borghese, visto che la nitidezza è ormai diventata un presupposto indispensabile nel modo di guardare ed interpretare le cose. Basti pensare agli slogan pubblicitari che promettono di “mostrare il mondo come non l’avete mai visto”, ponendo l’accento proprio sull’alto grado di definizione e di chiarezza dell’immagine fotografica o televisiva. Di fronte a queste promesse è inevitabile chiedersi quali siano gli effetti sia sulla nostra immaginazione, il cui rischio è atrofizzarsi al cospetto di una realtà che non le concede più alcuno spazio, che sull’estetica stessa dell’immagine, che avvicinandosi millimetricamente alla superficie delle cose finisce per offrirne una visione non solo innaturale ma talvolta persino mostruosa e del tutto alterata rispetto alla normalità percettiva. Viene da chiedersi, soprattutto, come l’arte debba rispondere a questa ipertrofia visiva della società contemporanea, se inseguendo il traguardo della nitidezza, come avviene già in fotografia e nell’iperrealismo pittorico, o affidandosi invece alle suggestioni tanto sfuggenti quanto accattivanti dell’indefinito. Si tratta, come scrive Giacomo Leopardi nello Zilbadone, di riscoprire il “piacere dell’incertezza, dell’indeterminato, del non veder tutto”, di offrire allo sguardo ostacoli da superare, vuoti da riempire, scenari da completare con la fantasia. Un invito che questa mostra accoglie, chiamando linguaggi diversi ad offrire una propria interpretazione del concetto di indefinito.


Fotografo romano, Marco Serafini Amici propone due progetti per molti versi speculari – Sovrascritture e Naked Dressed -, mostrando come lo stesso soggetto possa assumere sfumature diverse di significato variandone la modalità rappresentativa. Alle atmosfere notturne dei nudi immortalati in Naked Dressed, dove il racconto identitario passa attraverso la smaterializzazione del corpo, non più materia dotata di peso, ma presenza effimera fatta di ombra e luce, si sovrappongono i segni di una scrittura che ristabilisce i perduti contorni della forma, in un evidente processo di destrutturazione e ridefinizione della realtà oggettiva. Intervenendo sulle stampe fotografiche con diversi strumenti – pastelli, pennarelli, gessetti, cera, colla e vinavil -, l’artista si propone di ristabilire la forza del gesto, la carica espressiva del segno. In altre parole, ridare valore all’intervento umano, offrendo così un’alternativa “artigianale” in un orizzonte sempre più digitale, e dunque virtuale, della prassi fotografica.


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